I motivi per cui, per ben due volte, mi sono recato a Il Cairo sono motivi affettivi: la mia migliore amica è andata a vivere in Egitto da quasi un anno e mezzo. La prima volta, sono andato esclusivamente per rivedere lei dopo quasi tre mesi dalla sua partenza. Non sapevo di preciso che cosa mi sarei trovato di fronte una volta sceso dall’aereo e, francamente, non mi interessava molto. Volevo solamente poter passare qualche giorno con una delle persone a me più care, il resto sarebbe rimasto sullo sfondo della mia trasferta cairota.
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Cosa vedere a Il Cairo
Prima di partire, volando un po’ di fantasia, ho rivisto alcuni dei film che hanno come protagonista l’Egitto e le sue meraviglie: I 10 Comandamenti, La Mummia, El Alamein. Sono partito da Roma con una sorta di “stereotipo” comune a tutti gli occidentali che, recandosi per la prima volta a Il Cairo, pensano di trovare un immensa distesa di deserto con le piramidi in bella mostra e paesaggi da mille e una notte.
Durante l’avvicinamento all’aeroporto, non ho potuto resistere alla tentazione, che mi prende anche quando sto per atterrare a Fiumicino (n.d.r. aeroporto Leonardo Da Vinci, Roma), di guardare giù dal finestrino e di osservare attentamente tutto quello che si trova sotto di me. Devo confessare che all’inizio, con un po’ di delusione, ho avuto conferma del mio “stereotipo”: sotto di me si estendeva una notevole distesa di deserto con qualche costruzione qua e la a rompere la monotonia della vista.
Mano a mano che ci siamo avvicinati a Il Cairo ho visto, con stupore, il “Grande Nilo” che, tagliando in due una città che si estendeva a perdita d’occhio, faceva sembrare la città come una vera e propria metropoli occidentale. Se non fosse stato per il deserto che avevo visto poco prima avrei creduto di stare per atterrare a Los Angeles o in un’altra grande città occidentale.
Appena sceso dall’ aereo sono stato avvolto da un profumo di sabbia, come quello che si respira in spiaggia. Le palme costeggiavano la pista d’atterraggio e, in una frazione di secondo, ho capito che Il Cairo mi avrebbe conquistato senza molta difficoltà. Arrivato a casa della mia amica ho avuto modo di conoscere altri ragazzi e ragazze italiane e anche qualche ragazzo egiziano che, con mia grande meraviglia, parlava italiano perfettamente. Senza dilungarmi eccessivamente a raccontare che cosa ho visto durante il primo viaggio e che cosa durante il secondo desidero descrivere un po’ che cosa mi sono trovato davanti senza dare riferimenti temporali, a mio modo, poco interessanti per voi. La prima cosa che la mia amica mi ha portato a visitare è stato il Museo Egizio. Riconoscendo, da vero ignorante in fatto di cultura egizia, la maestosità e la bellezza delle statue, delle maschere funerarie dei faraoni e di altre meraviglie dell’antichità, quello che più mi ha colpito e che meglio ricordo, sono le mummie. Prendetemi per un bambinone che si sente di vivere in un film ma vi garantisco che vedere quelle bende che avvolgono una salma è davvero “fico”. Per quanto era vera la prima mummia mi aspettavo che da un momento all’altro si animasse e, dopo aver rotto il vetro della teca, si mettesse ad inseguire tutti i visitatori del museo, come in un blockbuster hollywoodiano. Per fortuna questo evento non si è verificato….peccato!
Ad ogni modo il Museo Egizio, che in seguito allo sciacallaggio seguito alla rivoluzione del gennaio 2011, ha smarrito numerosi reperti preziosissimi, vale davvero la pena di essere visitato e vissuto. Un’altra cosa che, per ovvi motivi, dovete assolutamente visitare è Giza, la piana delle piramidi. Questo posto è esattamente come lo avete immaginato nei vostri sogni: una distesa di sabbia con le piramidi e la sfinge che, con la loro maestosità dominano tutto. Situata quasi al centro de Il Cairo, la piana di Giza offre uno degli spettacoli più belli al mondo. Trovarsi sotto alla piramide di Cheope, la più maestosa tra le tre che si trovano nella piana, è un emozione indescrivibile. Si può toccare con mano l’ingegno ed il genio nell’uomo. Sembra di essere in un sogno e si ha quasi la sensazione che dietro un angolo ci sia Yul Brynner (l’attore che impersona il faraone ne I Dieci Comandamenti) pronto a sfrecciare sul carro.
La piramide di Cheope si può visitare: se siete claustrofobici ve lo sconsiglio. Il percorso che porta alla sala in cui vi era il sarcofago del faraone è piuttosto stretto (circa 1 metro di diametro) e la strada è parecchio faticosa: prima in salita e poi in discesa. La stanza in cui era contenuto il faraone è spoglia di ornamenti ma è, in ogni caso, davvero suggestiva. Se non fosse per le decine di turisti che si inerpicano per entrare nella sala vi garantisco che, chiudendo gli occhi e volendo usare un po’ di fantasia, potreste pensare di non essere soli e di avvertire la sensazione di essere osservati da qualcuno. Bando all’immaginazione la piana di Giza è l’equivalente dei Fori Imperiali di Roma con l’aggiunta di un elemento che, seppur nella sua banalità, aggiunge al tutto un’atmosfera magica: il deserto.
Dopo aver visitato la piramide di Cheope ho vissuto una delle esperienze più divertenti che si possano provare: cavalcare un cammello. Non ricordo mai la differenza tra il cammello ed il dromedario però penso che abbiate capito su quale mammifero sono salito. Alto più di due metri il cammello-dromedario è davvero un animale maestoso, ed anche piuttosto puzzolente. Salirci sopra ti fa sentire piccolo piccolo. Se ci doveste salire fate attenzione a quando “decolla” e a quando “atterra”. Se non vi reggete bene rischiate di dare una bella “culata” sulla sabbia.
Il Cairo non è solo piramidi e sfingi, seppur il loro fascino sia innegabile. Assolutamente da visitare sono altri due luoghi: uno legato alla religione ed un altro legato al folclore. Il primo è il quartiere Copto. Con quasi 10 milioni di cristiani copti l’Egitto è un classico esempio di convivenza pacifica tra fedeli di diverse religioni. Ricordo che quando ci fu l’attentato ad Alessandria, nel dicembre 2010, venne organizzata lungo il Nilo una fiaccolata in ricordo delle decine di morti cristiani barbaramente uccisi dall’esplosione di un ordigno situato all’interno di una chiesa. In quell’occasione cristiani e musulmani si sono ritrovati insieme per pregare e per esprimere una reciproca fratellanza.
Situato all’interno di una cittadella, il quartiere copto ha le sembianze di un presepio: le piccole case e gli spazi delicati e antichi attribuiscono a questo luogo un senso di tradizione e di passato. Rispetto alle moschee, numerose a Il Cairo e con un fascino ed una bellezza non inferiori ai più bei luoghi di culto cristiani, le chiese copte hanno la semplicità e, al tempo stesso, la raffinatezza degli edifici religiosi in stile medievale. L’accoglienza, come in molte altre parti de Il Cairo, è spontanea e genuina. Ricordo che durante la visita al quartiere copto, una famiglia del posto ci ha invitato nella propria abitazione come se fossimo stati amici di vecchia data. È stato davvero toccante il modo in cui queste persone, nonostante la vita di stenti e di estremi sacrifici, non abbia perso affatto il senso del rispetto e della gentilezza nei confronti delle persone.
Questo stesso sentimento di apertura l’ho riscontrato anche quando, nella Città dei Morti, un mio amico egiziano ed io siamo stati invitati da una famiglia umilissima all’interno della loro abitazione. Sono esperienze che segnano profondamente l’animo di un occidentale, abituato ad un tipo di vita comoda e spesso fin troppo spensierata. Se vi dovesse capitare di essere invitati ad entrare nelle dimore di queste persone non siate diffidenti, anzi, cogliete al volo l’occasione di incontrare una cultura che, nonostante gli stereotipi che la circondano ed alcune mele marce, è estremamente aperta e cordiale nei confronti degli stranieri e di coloro che, con rispetto, si avvicinano ad essa.
L’ultimo luogo che vi consiglio di visitare, ce ne sono molti altri ovviamente ma questo è uno di quelli che mi ricordo meglio, è il mercato di Khan el-Khalili. Secondo la migliore tradizione dei mercati etnici, in questo luogo potete trovare praticamente di tutto: argento, incensi, gioielli, manufatti tipicamente egiziani, sciarpe di lino pregiatissimo e, ovviamente, narghilè per tutti i gusti. Girando per le vie del Bazar, sembra di essere a Via Sannio (n.d.r. Roma), sarete sopraffatti dai venditori che, molto spesso in italiano, cercano di indirizzarvi verso le loro bancarelle o negozi. Un articolo che, senza dubbio, vale la pena di acquistare è l’argento. Premesso che non sono un grande intenditore di questo prezioso metallo vi posso garantire che i prezzi, ovviamente da contrattare con i venditori, sono davvero molto convenienti. Quello che in una gioielleria pagheremmo un centinaio di euro è possibile trovarlo, della stessa qualità, a meno della metà.
Accanto al lato prettamente commerciale, il bazar di Khan el-Klalili offre un ambientazione tipica del Medio Oriente come viene visto nei film e nei cataloghi delle agenzie di viaggi. Sembra di essere all’interno di un film: strade colme di persone, caffè fumosi, strade strette e decine di piccole botteghe e abili venditori che, a volte in abiti egiziani, invitano i turisti a prendere un thè nel loro negozio e a consigliare sugli acquisti migliori.
Durante i viaggi di ritorno da Il Cairo confesso che ho avvertito, quasi subito, una sensazione di malinconia. A tutte le persone che mi chiedono come sia l’Egitto rispondo, per quel poco che ho visto e vissuto, che è come visitare un altro mondo, un mondo antico, affascinante e diverso da quello in cui viviamo. La vita scorre lenta e, nonostante le numerose difficoltà e la diffusa povertà, abbastanza tranquilla. In Egitto sembra che il tempo si fermi ed è come trovarsi in un luogo in cui l’antico ed il misterioso convivono in ogni angolo ed in ogni granello di sabbia.