Islanda del sud – Il mio itinerario di viaggio (parte 2)

di Lorenzo Orlando

Continua qui la seconda parte del mio itinerario di viaggio in Islanda del sud, tra passaggi innevati, colline multicolore, cascate, laghi e crateri vulcanici, fiumi di acqua termale. E l’inverno che avanza.

Islanda del sud – Riserva di Fjallabak

La seconda notte presso la guesthouse Kaldbakur è scivolata via silenziosa, con la sensazione del vento freddo e della pioggia ancora tra i capelli (e nelle scarpe umidicce).

Il nostro viaggio nell’Islanda del sud continua con la visita della riserva di Fjallabak, celebre anche per essere il punto di partenza per l’escursione di “Landmannalaugar”, uno dei maggiori campi geotermici del paese nonché uno dei luoghi simbolo dell’Islanda, particolarmente noto tra gli amanti delle escursioni e del campeggio, che qui possono lanciarsi in percorsi lunghi anche diversi giorni.

Chicche a bordo strada
Chicche a bordo strada

Dopo aver fatto nuovamente colazione nel paesino di Hella, puntiamo dritti verso l’ingresso a sud-ovest della riserva. Anche questa volta dobbiamo abbandonare l’asfalto e ci incamminiamo per una strada stretta di terra battuta appena visibile che, sembra perdersi oltre l’orizzonte. Questo percorso (come molti altri) è percorribile solo con mezzi 4×4 e solo in determinati periodi dell’anno.

Oggi il clima è molto più mite rispetto al giorno precedente, con il cielo che vede alternarsi velocemente ampi sprazzi di sereno a immensi banchi di nubi. Cominciamo a percorrere la strada fermandoci ogni tanto a fotografare uno scenario lunare, non a caso scelto dalla NASA come zona di addestramento e test.

Le lunghe ore in macchina scorrono veloci, il panorama è lunare, con un continuo alternarsi di distese di pietra nera, pennacchi di roccia dalle forme umane (davvero, da qualche parte, deve esserci qualche Troll nascosto che ci spia), colline multicolore, piccole vette, passaggi innevati, laghi, crateri vulcanici e fiumi di acqua termale. E pecore, un po’ ovunque, a guardarci curiose, sempre e rigorosamente in numero dispari.

Fjaðrárgljúfur Canyon
Fjaðrárgljúfur Canyon / Credits: Unsplash

Il percorso in questa parte dell’Islanda del sud si dipana tra altopiani, curve strette e rettilinei sull’altopiano, e non mancano tragitti completamente ricoperti di neve, visibili solo grazie alle tracce lasciate dai veicoli che ci hanno preceduto. Questo tratto di strada incrocia diversi fiumi, che vanno letteralmente guidati con l’auto, seppure per poche decine di metri.

In questa prima parte del percorso ne incrociamo 2. Il fiume scorre abbastanza lentamente e non è più profondo, ad occhio, di una trentina di centimetri. Nulla di complicato, ho decisamente visto di peggio sulla Tiburtina (ndr una delle strade principali di Roma) in certi piovosi pomeriggi di marzo.

Ci dirigiamo verso il campo base da cui partono le escursioni per “Landmannalaugar”. Una piccola deviazione ci porta sulle sponde del piccolo lago Höfðavatn e prenderci qualche minuto per sgranchire le gambe e far qualche foto. Proprio in questo momento comincia a piovere e il vento freddo quasi mi strappa lo smartphone dalle mani. Il lago nasce, tanto per cambiare, all’interno del cono di un vulcano spento.


 

 

 

 

 

 

 

 

Ripresa l’auto, raggiungiamo finalmente il parcheggio del campo base, che risulta isolato dalla strada da una serie di ruscelli e fiumi termali troppo profondi per essere guidati da mezzi privati. Tocca farsela a piedi, ma è una piccola passeggiata suggestiva. Il fiume crea delle vasche termali naturali e non a casa il campo base offre una serie di servizi tra cui docce e spogliatoi per approfittare delle terme.

Purtroppo scopriamo che tutti i servizi sono chiusi, giusto il giorno prima è stato l’ultimo giorno di attività stagionale. L’inverno anche in Islanda del sud sta arrivando.

Landmannalaugar
Landmannalaugar / Credits: Unsplash

Non potendo usufruire di altri particolari servizi torniamo all’auto per riprendere la strada all’interno della riserva. Percorriamo giusto una decina di chilometri (fermandoci qua e là ad ammirare il panorama) quando veniamo fermati da una jeep ferma in mezzo la stretta strada che ci si apre davanti. La tipa al volante, attrezzata di caratteristico maglione di lana islandese, ci comunica che la strada è interrotta: la pioggia del giorno prima ha gonfiato i fiumi che incrociano la strada, rendendola inagibile ai mezzi non idonei (e ai turisti della domenica, intuisco). L’unica possibilità è tornare indietro, ripercorrendo la stessa strada in senso inverso, possibilmente prima che i 2 fiumi già attraversati comincino a gonfiarsi anche loro.

Uno scherzetto che ci riporta al punto di partenza e allunga l’itinerario verso casa di circa 3 orette buone. Tocca fare di necessità virtù, si torna indietro, replicando in pratica lo stesso percorso del nostro primo giorno di viaggio. Mentre si fa sera, dunque, alla nostra sinistra ricompaiono le cascate di

Seljalandsfoss e Skógafoss, il ghiacciaio Sólheimajökull e i piccoli villaggi circondati dal verde, fino a Vik e la sua caratteristica chiesetta con vista sui faraglioni della spiaggia nera di Reynisfjara, dove ci fermiamo per una cena veloce in una hamburgeria con birre artigianali islandesi.

Dopocena percorriamo nell’oscurità l’oretta di strada che ci separa dalla seconda guesthouse del nostro viaggio, Hörgsland Cottages. Si tratta di una serie di edifici multipiano con varie stanze e cucina in comune, oltre a numerosi cottage autonomi, di cui uno adibito a reception e foresteria/locale/sala colazione.

La giornata è stata lunga e, conti alla mano, avrò guidato una decina di ore, ma fuori il tempo e buono e il cielo è pieno di stelle. Mentre i miei compagni di viaggio crollano nei loro letti mi nascondo dietro la tenda e rimango a guardare il cielo fino alle 2 di notte. Purtroppo anche stasera non c’è traccia di aurora boreale.

Islanda del sud – Svinafellsjokull e Skaftafell

Il nostro viaggio nell’Islanda del sud continua con la visita di Skaftafell, nel parco nazionale a sud di Vatnajökull, il ghiacciaio più grande d’Europa per volume e quarta massa di ghiaccio al mondo, da cui il parco prende il nome. Il parco offre sentieri e percorsi naturalistici di difficoltà e lunghezza variabile, con vista sul ghiacciaio.

Una volta raggiunto il parcheggio, cominciamo la nostra escursione con un veloce passaggio al centro informazioni dove è possibile rifornirsi della mappa (fortemente raccomandata) e usufruire di vari servizi fra cui negozietti di souvenir e un ristorante self service.

Ghiacciaio Svinafellsjokull
Ghiacciaio Svinafellsjokull

 

Prima di cominciare la salita (perché tutta la giornata sarà una continua salita) percorriamo una via laterale che ci porta proprio sotto lo Svinafellsjokull, una delle lingue del ghiacciaio, dove piccoli iceberg si staccano e compongono una piccola laguna. Nei 500 metri che percorro nell’avvicinarmi alla laguna la temperatura precipita e praticamente ogni 10 metri devo aggiungere uno strato: maglia, doppia maglia, doppio scaldacollo, guanti, berretto e qualsiasi altra cosa utile.

Ghiacciaio e laguna Svinafellsjokull
Ghiacciaio e laguna Svinafellsjokull

Fatte le consuete foto di rito cominciamo a esplorare Skaftafell attraverso il percorso che si sviluppa lungo il versante che dà sul ghiacciaio, che ci farà compagnia per tutta la giornata. Qui la temperatura, in realtà, è abbastanza alta, direi quasi estiva. Il nostro percorso di richiede circa 4 ore di cammino su un sentiero sterrato tra muschi, fiori, ruscelli e un panorama mozzafiato. Il percorso di ritorno al campo base, invece, si allontana dalla vista del ghiacciaio ma ci porta ad ammirare Svartifoss (Cascata nera), un’altra tra le cascate più note dell’Islanda, caratterizzata da colonne di Basalto esagonali di colore scuro. Anche questa cascata (come tante altre location islandesi) è stata set di alcune scende le Trono di Spade.

Cascata Svartifoss
Cascata Svartifoss

Sono già le 17 e la stanchezza comincia a farsi sentire. La scelta di scarpe da trekking basse, inoltre, comincia a mostrarsi un errore drammatico che mi ha regalato un numero imprecisato di vesciche e ferite. Da qui in poi, il mio viaggio prosegue tra inenarrabili sofferenze e ferite che quasi mi mandano al pronto soccorso.

Decidiamo così di non aggiungere altre tappe alla giornata ma di concentrarci sul trovare una location adeguata dove rilassarci e mangiare.

La zona non è molto popolata e l’offerta di ristoranti è molto limitata (se non inesistente), decisamente insufficiente se rapportata al numero di turisti di passaggio. Decidiamo quindi di tornare nella zona del nostro alloggio e puntare al ristorante Systrakaffi, nel paesino moderno di Skaftárhreppur.

Questa scelta si rileva azzeccata, e nel nostro peregrinare torneremo altre 2 volte da questa parti: zuppe calde (free refill!), ottima carne locale, fantastico Fish&Chips e caffè espresso molto molto italiano. Sono convinto che qualche nostro connazionale sia passato da qui!

Chiudiamo la giornata tornando alla nostra guesthouse, mentre il cielo sopra di noi comincia a coprirsi preoccupatamente. La strada si distingue a malapena, inutile fissare il cielo, stanotte si dorme.

Fjadràrgljufur e Stokkness (ma solo un po’)

Il nostro quarto giorno in Islanda comincia sotto una pioggia sottile e fitta, che purtroppo ci accompagnerà per tutta la giornata. Dopo aver fatto colazione nel cottage/sala colazione (menù da tre, locashion: dieci!) carichiamo i nostri bagagli in auto e puntiamo verso il primo obiettivo di giornata, il canyon di Fjadràrgljufur, una profonda e spettacolare gola creata dal fiume Fjiora, che si snoda tra pareti di roccia sempre più imponenti e vegetazione dal caratteristico verde smeraldo islandese.

Il sito è stato recentemente reso celebre al grande pubblico da Justin Bieber, che qui (e in altre location di cui vi ho già parlato) ha girato il videoclip della canzone I’ll Show You.

Purtroppo la pioggia e il vento non sembrano voler cedere e rendono piuttosto scomoda la visita. Percorriamo il sentiero di circa 2 km che consente di osservare dall’alto il fiume e la roccia, con un colpo d’occhio da spezzare il fiato e diversi punti panoramici da contendersi con gli immancabili giapponesi alla ricerca del selfie della vita.

Fjaðrárgljúfur Canyon
Fjaðrárgljúfur Canyon / Credits: Unsplash

 

La visita dura circa un paio d’ore, durante le quali prendiamo qualche tonnellata d’acqua. Decidiamo di pranzare nuovamente al ristorante Systrakaffi prima di metterci in viaggio alla volta di Diamond beach, Stokksnes e della cittadina moderna di Hofn, dove trascorreremo la notte in un appartamento tutto per noi.

Raggiungiamo Diamond beach dopo circa un’ora e mezza di strada percorsa sotto la pioggia. C’è poca luce, freddo e umidità. D’altra parte alla nostra sinistra, giusto qualche km più in là, c’è il ghiacciaio più grande d’Europa.

Diamond beach è una spettacolare spiaggia nera, celebre per i piccoli e grandi iceberg che si staccano da una diramazione del Ghiacciaio Vatnajokull (di cui vi risparmio il nome, davvero indigitabile) e vanno ad arenarsi a riva creando sculture di ghiaccio dalle mille forme.

Visto il maltempo, decidiamo di rinviare la visita al giorno, quando dovremo ripercorrere l’intero tragitto per tornare indietro nella zona a nord della Capitale e puntiamo per Stokkness, a circa un’ora di distanza.

Si tratta, anche in questo caso, di una location particolarmente amata da fotografi, paesaggisti e Instagram addicted da tutto il mondo, innamorati dei contorni spigolosi e oscuri di questa montagna. All’interno dell’area, inoltre, è possibile visitare la ricostruzione di un villaggio vichingo costruito come set per una serie TV che, però, non è mai stata realizzata.

L’accesso all’area è a pagamento. È possibile acquistare i biglietti d’ingresso presso il “Viking Cafè”, locale e affittacamere che si trova proprio sotto le pendici del monte Vestrahorn, che fa da cornice e scenografia all’area.

A-zonzo-per-Stokkness
A zonzo per Stokkness

Facciamo l’ennesima pausa caffè e acquistiamo i biglietti per l’ingresso ma, viste le condizioni proibitive del tempo (sempre più cupo e nebbioso), le nostre speranze di goderci anche questa location sono molte poche. Forse mossa a compassione dai nostri visi stravolti, la proprietaria del cafè ci “regala” i biglietti per poter visitare l’area anche per il giorno dopo, qualora volessimo tornare e goderci a pieno le bellezze del posto.

Decidiamo di provare comunque la visita e ci inoltriamo lungo la strada sterrata che dalla montagna ci porta agli scogli e alla spiaggia nera dove oltre al panorama, è possibile incontrare le foche che popolano la zona.

Ci godiamo un po’ di aria di mare ma la visibilità è quasi nulla, la nebbia continua ad aumentare, la montagna quasi non si vede, e ad essere onesto il dolore delle mie vesciche comincia a farsi lancinante. Forti del biglietto d’ingresso extra, decidiamo di tornare il giorno dopo, sperando in condizioni meteo più clementi. È l’Islanda, bellezza.

Raggiungiamo Hofn, cittadina moderna il cui nome significa “porto”. Per citare la guida Lonely Planet che ha accompagnato questo mio viaggio, pur trattandosi di un paesino da poco più di 1500 abitanti, dopo tanta nebbia e sconfinati altopiani, sembra di trovarsi di fronte a una metropoli.

Di mare, naturalmente.

Haltu áfram (Continua…)

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