Istanbul
con le sue innumerevoli sfaccettature ci sembra a volte vicinissima e a volte perdutamente lontana. Non potrebbe essere altrimenti per una metropoli che si estende ai due lati dello Stretto del Bosforo che collega il Mar di Marmara al Mar Nero, eternamente divisa fisicamente e culturalmente tra Europa e Asia.
Visitare Istanbul in 3 giorni
Gli argomenti del post
- Visitare Istanbul in 3 giorni
- Istanbul, cenni storici per saperne di più
- Consigli di viaggio per visitare Istanbul
- Cosa vedere a Istanbul
- La Moschea blu (Sultanahmet camii)
- Basilica di Santa Sofia (Ayasofya)
- Palazzo Topkapi
- Il ponte e la torre di Galata
- I quartieri Fatih, Fener e Balat
- Fatih, il quartiere gastronomico della città
- Fener, il quartiere greco e sede della Chiesa Ortodossa
- Balat, l’antico quartiere ebraico
- Cosa fare a Istanbul, 3 esperienze da non perdere
- 1. Crociera sul Bosforo
- 2. Rilassarsi in un Hamam tradizionale
- 3. Visitare il Gran Bazar
Una situazione singolare che ha storicamente posto la città al centro di molteplici questioni e contese. Una storia straordinaria che si ritrova quasi ad ogni angolo di strada. Quale modo migliore per tornare indietro nel tempo di un viaggio a Istanbul?
Dagli Ittiti all’Impero Ottomano passando per Greci e Romani, la città è stata da sempre al crocevia di epoche e civiltà che ne hanno segnato la storia. Tra Europa e Asia, antico e moderno, religioso e laico, la ex capitale turca è fatta di diversità e contraddizioni che la rendono unica e affascinante.
Istanbul, cenni storici per saperne di più
Nata nel VII secolo a.C., quando la città era allora solo un piccolo villaggio di pescatori, Istanbul è stata Capitale dell’Impero Romano d’Oriente, poi dell’Impero Bizantino e, infine, dell’Impero Ottomano dopo la sua conquista nel 1453.
Già il suo nome ricorda la ricchezza di questo glorioso passato. Fu per i Greci e per i Romani “Bisanzio“, fu la “nuova Roma“, poi Costantinopoli, città dell’imperatore Costantino che pose le fondamenta di questa maestosa città nel 330.
Per quanto riguarda il nome, Istanbul potrebbe derivare da “He polis“, che significa “la mia città“, o anche dal greco “eis ten polin” che significa “verso la città“, espressione che i musulmani potrebbero avere preso in prestito dai greci.
Per quasi 1000 anni Costantinopoli è stata la città più opulenta e potente del mondo cristiano. Ma nel 1204, con la quarta crociata, Costantinopoli, benché cristiana, fu saccheggiata dagli stessi crociati. Nel XIV secolo, il sultano Bayezid cercò di impadronirsi di Costantinopoli, ma invano.
Nel 1410 e nel 1422 si ripeterono altri tentativi di conquista, ma ancora una volta fallirono. La città sembrava inespugnabile. Tuttavia, nel 1453, un giovane sultano, Mehmet II, cambiò il corso della storia conquistando la città dopo uno storico assedio.
La città si evolverà nel corso dei secoli seguendo il destino dell’Impero Ottomano, dal suo apice durante il regno di Solimano il Magnifico, fino alla fine in seguito alla firma del Trattato di Sèvres nel 1920. Occupata dagli Alleati dal 1921 al 1923, Istanbul perse il suo status di capitale.
Consigli di viaggio per visitare Istanbul
- Utilizzare i mezzi pubblici – Istanbul è immensa e, a meno che non si voglia limitare la visita solo a una minima parte della città, non si può pensare di fare tutto a piedi. Anche perché, perfino per i buoni camminatori, è una città piuttosto faticosa: oltre alle tante alture, spesso è difficile per i pedoni farsi strada sui marciapiedi congestionati (quando esistono). Per prendere la metropolitana, l’autobus o il traghetto, è molto utile l’Istanbulkart che assicura un consistente risparmio sul costo delle corse ed è molto pratica da usare: basta presentare la carta davanti ai terminali magnetici e l’importo viene addebitato automaticamente.
- Pass per i musei – Per ridurre il costo delle visite nei musei e alle diverse attrazioni, si consiglia di acquistare l’Istanbul Museum Pass, che dà accesso a una decina di siti e monumenti (tra cui Palazzo Topkapi e Harem, Museo Archeologico, Torre di Galata, ecc.).
- Dove dormire a Istanbul – Vista la grandezza della città, è essenziale scegliere bene in quale quartiere alloggiare. Per un primo soggiorno, è consigliabile escludere la parte asiatica, non solo perché vi sono meno siti turistici, ma anche perché non è ben servita dal trasporto pubblico. Noi vi consigliamo di scegliere tra le offerte di Booking.com.
- Vestirsi in modo adeguato – Soprattutto nei pressi di moschee e di altri luoghi sacri dell’Islam, è importante vestire in maniera adeguata, evitando quindi gonne corte, shorts, scollature, magliette a mezze maniche, bermuda, ecc. Un po’ come richiesto nelle nostre più importanti chiese, insomma.
- Il cibo – La cucina turca è molto varia e rinomata in tutto il mondo. Istanbul, in quanto crocevia di culture, offre grande scelta gastronomica. Quindi, dimentica le catene di fast food mentre sei qui e approfittane per assaggiare il vero cibo turco.
Cosa vedere a Istanbul
La Moschea blu (Sultanahmet camii)
Il complesso occupa il sito dell’ex Gran Palazzo Bizantino – che rimase residenza imperiale fino al sacco della città da parte dei crociati nel 1204 – e parte dell’ippodromo romano. Inizialmente il complesso comprendeva una moschea, scuole elementari, una medersa, un mercato coperto, un ospizio, un convento dei dervisci, una mensa popolare e diversi mausolei. Alcuni di questi edifici sono scomparsi nel tempo.
Con i suoi sei minareti, la sua cupola e le sue mezze cupole che ne hanno reso famosa la sagoma, la Moschea Blu fu costruita, come ultima grande costruzione imperiale di un impero già in declino, tra il 1609 e il 1617 dall’architetto Sedefkar Mehmed Ağa, discepolo del genio Mimar Sinan, per e in nome del sultano Ahmed III (da qui il suo nome).
La Moschea Blu, separata dall’Hagia Sophia solo da una vasta spianata, presenta un ampio spazio centrale sormontato da una cupola di 33,60 m di diametro la cui sommità culmina a 43 m. Tutte le pareti sono rivestite con ceramiche di Iznik, nei toni del blu e del verde, che rappresentano garofani, tulipani e rose stilizzati. La combinazione di queste ceramiche e la luce creata da 260 finestre conferisce all’insieme la sua magnificenza. All’interno si custodisce un frammento della Pietra Nera venerata alla Mecca, incorniciato da due grandi candelabri.
Basilica di Santa Sofia (Ayasofya)
Di fronte alla Moschea Blu sorge la Basilica di Santa Sofia, una delle glorie dell’impero bizantino che fu per quasi mille anni il più grande santuario del mondo cristiano, superato solo da San Pietro a Roma nel XVI secolo. Dedicata alla saggezza divina, la Basilica è opera dell’imperatore Giustiniano. Fu trasformata in moschea dopo la presa della città da parte degli ottomani nel 1453.
I minareti e i mausolei che vi aggiunsero alleggerirono l’originario aspetto dell’edificio, pesante e massiccio. Entrando nella navata si rimane sorpresi dall’enormità della Basilica e dall’altezza della cupola, decorata con iscrizioni coraniche, che si eleva a 56 metri. La cosa più stupefacente è che questa cupola, di circa trenta metri di diametro, non è sostenuta da pilastri, ma da mezze cupole: un vero e proprio prodigio architettonico.
Indebolita da successivi terremoti, la sua struttura è stata rafforzata dall’aggiunta di pilastri e contrafforti esterni.
La costruzione della Basilica di Santa Sofia iniziò nel 532 e impiegò per cinque anni più di 10.000 operai. I materiali provengono da tutto l’impero. Pare che da Efeso furono trasportati, per essere usati nella costruzione, i pilastri dell’Artemision, una delle sette meraviglie del mondo. Quando gli ottomani presero Hagia Sophia, coprirono parzialmente l’immagine del Cristo Pantocratore che adorna la cupola e la sostituirono con decorazioni calligrafiche. I superbi mosaici bizantini si salvarono ed fu solo nel 1750 che vennero nascosti da un’imbiancatura per essere più in armonia con il Corano che vieta le immagini. Fortunatamente il sultano del tempo, consapevole dell’importanza di queste opere d’arte, non li fece distruggere e oggi si possono ammirare nella galleria sud.
Atatürk trasformò la moschea in un museo. Dal 2020, sotto la presidenza di Recep Tayyıp Erdoğan, è tornata ad essere una moschea.
Palazzo Topkapi
La costruzione del Palazzo Topkapi iniziò a metà del XV secolo, nel 1459, dopo che Costantinopoli fu conquistata dal sultano Mehmet II. Durante la caduta di Costantinopoli, il Gran Palazzo era stato in gran parte distrutto e il sultano aveva bisogno di una nuova dimora. Scelse di far costruire il suo nuovo palazzo su un promontorio affacciato sul Corno d’Oro e sul Mar di Marmara , dove durante l’antichità greca sorgeva l’acropoli di Bisanzio.
Il palazzo Topkapi è stato la residenza dei sultani per quasi 500 anni, ed è stata a lungo simbolo del potere dell’impero. Oggi appartiene alla Repubblica di Turchia, è amministrato dal Ministero della Cultura e del Turismo. Dal 1985 è patrimonio mondiale dell’UNESCO.
L’accesso avviene attraverso la seconda porta (Orta Kapı), contraddistinta da due torri. All’interno del palazzo si scoprono l’armeria, l’orologeria, la sala delle udienze, i dipinti dei sultani, le reliquie, i cortili, i padiglioni (chiosco delle Circoncisioni, chiosco di Yerevan, chiosco di Baghdad, chiosco della Terrazza), i giardini, una piccola moschea.
Poiché il palazzo viene regolarmente sottoposto a manutenzione, le sale sono aperte al pubblico secondo un programma prestabilito. Un enorme cartello a sinistra dei banchi (in turco e in inglese) indica quali locali sono aperti e quali chiusi.
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La corte dei Giannizzeri è il primo cortile (anche il più grande di tutti). Era sorvegliato dai giannizzeri, un potente ordine militare di fanteria d’élite dell’esercito ottomano. Vi si possono la chiesa bizantina di Sant’Irene e l’antica zecca imperiale. È questo cortile che i visitatori devono attraversare per raggiungere la Porta della Salvezza che li conduce al secondo cortile del palazzo.
La Sala del tesoro imperiale è probabilmente la più impressionante: l’incredibile tesoro imperiale comprende, infatti, un’ampia varietà di oggetti inestimabili, opere d’arte e gioielli che un tempo appartenevano ai sovrani ottomani. I due dei pezzi più famosi sono il diamante del Fabbricante di Cucchiai, un gioiello incastonato con quasi un altro centinaio di diamanti e il Pugnale di Topkapi, un pugnale di smeraldi considerato l’arma più costosa al mondo.
Altra perla del palazzo è l’Harem, un grande insieme di quasi 300 stanze che assomiglia a una piccola città, e che era la residenza del sultano e della famiglia sovrana, oltre che di diverse centinaia di concubine. L’Harem è composto da diversi edifici distribuiti intorno a 4 grandi cortili.
Il ponte e la torre di Galata
Affacciato sul Corno d’Oro
, è il luogo preferito dai pescatori e offre un magnifico punto di osservazione per i turisti.
Il sultano Beyazıt II (1481-1512) cercò in tutti i modi di convincere Leonardo da Vinci a recarsi a Costantinopoli per costruire un ponte sul Corno d’oro. Questa offerta fu ribadita da Selim I (1512-1520) a Michelangelo, che avrebbe anche accettato se papa Giulio II non lo avesse minacciato di scomunica.
Il primo Ponte di Galata che collega il centro storico ai quartieri di Galata e Beyoğlu fu, invece, costruito, in legno, solo nel 1845, e sostituito nel 1863 e ancora nel 1875. Un quarto ponte, lungo 468 m, fu eretto da una ditta tedesca tra il 1910 e il 1912, composto da più tronconi poggianti su 22 chiatte galleggianti.
Il piazzale della parte centrale si alza tutte le sere tra le 2 e le 4 del mattino, per garantire il passaggio delle grandi imbarcazioni in entrata o in uscita dal porto del Corno d’Oro.
Il Ponte di Galata è stato gravemente danneggiato da un incendio nel 1992 e sostituito da una costruzione moderna in grado di gestire meglio il traffico cittadino. Il vecchio Ponte di Galata è stato, comunque, completamente restaurato e trasportato a monte del Corno d’Oro. La passeggiata sul ponte di Galata in mezzo ai pescatori è uno dei momenti salienti di una visita a Istanbul.
Infine, percorrendo il Ponte di Galata dal centro storico, incontrerete l’antichissima e imponente Torre di Galata: costruita nel 528 ed utilizzata come faro cittadino, la sua conformazione attuale risale alla ricostruzione del 1348, ad opera dei genovesi. Salendo in cima alla Torre di Galata si può ammirare uno straordinario panorama su Istanbul sul Bosforo e l’imboccatura del Corno d’Oro.
I quartieri Fatih, Fener e Balat
Se avete tempo e volete visitare l’Istanbul più autentica e meno turistica, i quartieri di Fatih, Fener e Balat possono fare al caso vostro. Situati più a nord rispetto al centro di Eminönü, questi tre quartieri offrono una straordinaria ricchezza di architetture, di monumenti religiosi, di colori e di prelibatezze gastronomiche. Proprio per questi motivi rientrano nella lista dei patrimoni dell’Unesco. Visitare questi quartieri, però, potrebbe essere difficoltoso, soprattutto per via delle mappe non aggiornate, per cui il consiglio è di affidarvi a una guida turistica della città.
Fatih, il quartiere gastronomico della città
Fatih
corrisponde alla penisola detta del Corno d’Oro, equivalente alla parte entro le mura teodosiane dell’antica Costantinopoli. È considerato il quartiere più “conservatore” di Istanbul, è la zona più osservante dal punta di vista religioso, con al centro il monumentale complesso della Moschea di Fatih.
Oggi il quartiere è abitato principalmente da immigrati dell’Anatolia Orientale che animano il suo coloratissimo mercato ma che, grazie alle loro tradizioni culinarie regionali diversificate, si è contraddistinto come centro gastronomico della città: è qui, infatti, che bisogna venire per provare i sapori più autentici della cucina turca. A Fatih, inoltre, potrete visitare la bellissima moschea di Zeyrek, l’ex Monastero Bizantino di Cristo Pantocratore, il secondo più grande edificio del periodo Bizantino, dopo Aya Sofia, ancora esistente ad Istanbul.
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Fener, il quartiere greco e sede della Chiesa Ortodossa
Fener
è invece lo storico quartiere greco della città, caratterizzato da strade strette e labirintiche, sampietrini ultracentenari e case ottomane colorate che donano un effetto visivo decisamente affascinante e ricco di storia.
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Da non perdere a Fener, Rum Lisesi, il Liceo Greco Ortodosso, magnifico e caratteristico edificio in mattoni rossi che sovrasta la collina di Fener. Inoltre, salendo una pittoresca scalinata e arrivando in cima alla collina, dove un tempo sorgevano maestose le mura dell’antica Costantinopoli, si trova la bellissima Chiesa di Santa Maria dei Mongoli (Kanlı Kilise), nota anche come la Chiesa Rossa, struttura spesso dimenticata ma di grande importanza nella storia della città.
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A Fener, infine, si trova uno dei luoghi più importanti in assoluto della religione Cristiana, la Cattedrale di San Giorgio (Aya Yorgi Kilisesi), sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli: questo luogo è importante per gli Ortodossi quanto per i Cattolici lo è la Basilica di San Pietro a Roma. La rilevanza storica e simbolica di questo luogo è, dunque, enorme. Per i cultori della città, nessun turista dovrebbe perdere la visita della Cattedrale di San Giorgio, eppure pare neanche l’1% dei turisti lo faccia, ignorandone probabilmente l’esistenza.
In ultimo, prima di arrivare a Balat, merita una visita la Sveti Stefan Kilisesi (Chiesa Bulgara di Santo Stefano), famosa per la sua struttura in ferro e per i suoi ricchi ornamenti interni.
Balat, l’antico quartiere ebraico
A Balat si respira un’atmosfera d’altri tempi: si tratta dello storico quanto bellissimo quartiere ebraico di Istanbul che ha ospitato la comunità sia durante il periodo bizantino sia durante il periodo ottomano, in un clima di grande convivenza interreligiosa. Successivamente al forte terremoto del 1894, gli ebrei hanno cominciato a spostarsi in parte nel quartiere di Galata ed in parte emigrando in Israele.
Dagli anni ’60, in seguito al trasferimento della residua minoranza ebraica benestante di Balat nel quartiere di Şişli, il quartiere visse un periodo di grande trasformazione, poiché da zona estremamente ricca cominciò a popolarsi di immigrati delle classi sociali più basse. L’ambizioso progetto di riqualificazione patrocinato dall’Unesco ha permesso di porre rimedio, in parte. Oggi il quartiere è caratterizzato da un forte contrasto tra splendore e degrado.
Nella visita, da non perdere le tre sinagoghe (fra cui la bellissima Sinagoga di Arhida, ancora in funzione, e visitabile previo contatto col rabbino); la famosa Chiesa di San Salvatore in Chora, più nota come Kariye Müzesi, che con i suoi magnifici mosaici e affreschi, sono senza dubbio uno straordinario esempio della perfezione stilistica bizantina. Infine godetevi uno splendido panorama su tutto il Corno d’oro dal parco situato in cima alla collina su cui sorge il quartiere. Per concludere, a Balat troverete numerosi ristoranti che propongono piatti della tradizione ebraica con contaminazioni dalla cucina turca.
Cosa fare a Istanbul, 3 esperienze da non perdere
1. Crociera sul Bosforo
La crociera sul Bosforo permette di ammirare la città da un punto di vista unico: quello del confine tra due continenti, Europa e Asia. Consigliabile soprattutto al tramonto, con il sole che cala sul meraviglioso Corno d’Oro e lo skyline della città che assume colori indimenticabili.
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2. Rilassarsi in un Hamam tradizionale
Se volete sperimentare i veri tradizionali bagni turchi, approfittate del viaggio a Istanbul: qui donne e uomini, rigorosamente separati, saranno accolti e non di rado lavati e massaggiati da proprietari calorosi. Per provare i veri bagni turchi, consigliamo di uscire dal centro di Sultanhamet, andando nei quartieri frequentati dai locali e usufruendo così anche di un migliore rapporto qualità/prezzo.
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3. Visitare il Gran Bazar
Si dice spesso che Istanbul è stata creata per perdersi. Ciò è particolarmente vero nel Grand Bazaar, il più grande mercato coperto del mondo,
La sua costruzione iniziò nel XV secolo al tempo di Mehmed II il Conquistatore, su iniziativa del visir Mehmed Paşa. Danneggiato da vari incendi e parzialmente distrutto da diversi terremoti, il Grand Bazaar è stato continuamente ristrutturato, rinnovato e ricostruito.
Il Grand Bazaar comprende, su 30 ettari, più di 60 vicoli, in cui sono installati migliaia di negozi. Un censimento del 1880 contava 4.400 bancarelle, 2.195 officine, 497 bancarelle, 20 hans, 12 magazzini, 18 fontane. Ogni vicolo ha ereditato, durante il periodo ottomano, un nome secondo gli artigiani o mercanti che vi lavoravano maggiormente. Oggi, 15.000 persone lavorano in 3.500 negozi, di cui 1.500 gioiellieri.
Si stima che il valore della merce esposta nelle vetrine gioiellieri e nelle loro casseforti sia di almeno 10 tonnellate d’oro.